Pensierino del 14 febbraio 2013

In dicembre 2012 la RAI è venuta ancora una volta a casa mia con “La vita in diretta” per registrare un servizio sulle mie invenzioni. Il servizio è stato trasmesso lunedì 10 dicembre 2012.

Stavolta avevo invitato alcuni amici che, alla domanda di Gianfranco Agus: quale invenzione preferite, loro risposero, a ragione, il leggio.

Ecco allora l’apologia sul leggio, che ha per titolo: CONSIDERAZIONI FILOSOFICHE SUL LEGGIO

Di fronte alla morte ci si chiede quali siano i nostri rimpianti, se abbiamo fatto tutto ciò che di buono era in nostro potere, o se per la nostra inettitudine abbiamo sorvolato, rinunciato, quando l’averlo realizzato sarebbe valso il successo e la tranquillità economica per la tua famiglia e quella dei tuoi figli. Ma se tu hai fatto di tutto perché ciò si avverasse e nonostante questo ciò non si fosse avverato?... Che disdetta!

Che disdetta se avviene prima della morte.

E se avviene dopo la morte, quando tu non te ne accorgi? Saranno i figli a maledirti per la tua dabbenaggine, perché tu padre avevi il tesoro in mano e te lo sei lasciato scappare. Questo non conta perché tu sei morto; ma il fatto è che ci stai pensando adesso, ed è adesso che le emozioni ti pungono.

Quindi datti da fare e realizza quello che vuoi realizzare, fa di tutto perché la gente lo conosca.

Ma se il mio carattere non me lo permette?...

Pensa all’aiuto che darai all’umanità.

Ma se l’umanità non mi ascolta?...

Non ti ascolta perché non sai farti ascoltare.

Io più di così non posso fare…

Però sei con il magone, che ti dice che potresti fare di più.

No, di più non posso fare…

Ne sei sicuro?

Certo, ne sono sicuro.

Allora perché hai scritto questa considerazione?

Per scaricarmi.

Ti basta solo questo?...

Sì.

Ma si può sapere di cosa stiamo parlando?

Non di un libro: ce ne sono tanti in giro e tanti ne usciranno…

Di cosa allora?...

Di un leggio.

Di un leggio?...

Sì, del mio leggio. E’ così comodo che si legge a letto in modo rivoluzionario.

Sarebbe a dire?...

Che si legge senza tenere il libro in mano.

Bella forza! Tutti i leggi servono per non tenere il libro in mano.

Ma qui si parla di letto, quando sei disteso, e tenere il libro in mano è faticoso e scomodo.

Io ci sono abituato…

Se lo provi non potrai più dire così: dopo la ricchezza è arduo tornare alla povertà.

Non fare il filosofo adesso!

Sto facendo di tutto per non avere rimpianti alla mia morte.

Per un leggio?...

Per il mio leggio!

Allora dimmi come funziona questo leggio!

Grazie per la richiesta! Viene applicato al muro sopra la testiera e si regola in tutti i sensi…

Cioè?...

Si allunga, si gira in senso orizzontale, in senso verticale, si alza, di poco e di tanto…

Va bene per tutti i letti allora?...

Bravo, hai indovinato; ma la sua particolarità principale è quella che una volta finito di leggere, quando vuoi dormire, sposti l’asta e questa va ad addossarsi al muro. E quando ti addormenti non devi poggiare il libro sul comodino, o non ti casca sulle lenzuola, o giù dal letto.

E la notte dopo tiri l’asta e ritorni a leggere, dalla stessa pagina che hai lasciato la notte scorsa…

Bravo, proprio così!

Sicché è di una comodità immensa… Ma va bene per tutti i libri?

Devi sapere che di questi leggii ne ho solo sette esemplari, a parte i due che ho in camera mia, esemplari che sono il frutto della ricerca di quello perfetto…

Quello che è in camera tua?...

No, anche se quello è quasi perfetto, quello perfetto lo devo ancora realizzare… Ma perché sto tentando di descriverli e magari alienarli? Ma per costruire poi quello perfettissimo che ho già in mente. Dunque, di questi leggi, alcuni possono accogliere libri anche spessissimi, altri no. Comunque tutti i leggii hanno un dispositivo semplicissimo che trattiene il libro, qualsiasi altezza abbia.

Spero si possano girare le pagine…

Il girare le pagine è di una semplicità incredibile, e di questo ne vado fiero.

Insomma è qualcosa di eccezionale questo tuo leggio…

Modestia a parte, lo reputo come qualcosa che dovrebbe essere usata da chiunque legga a letto.

Però se ti addormenti senza avere girato l’asta, tu te lo prendi sulla testa…

Anche se ti svegli di soprassalto per un incubo il leggio vero e proprio è più avanti della tua testa, e l’asta molto più alta del movimento che fai, per cui è impossibile che tu lo prenda con la testa, d’altronde sono anni che lo uso…

Spero sia anche bello da vedere, e non come le altre tue creazioni che, a dire il vero, sono bruttine da vedere.

No, i leggii vanno nelle camere, per questo sono stati rifiniti a regola d’arte e li ho fatti verniciare a caldo.

Insomma, dopo questa pappardella sui leggi, puoi dirmi quanto costano?

Volentieri. Vanno dagli 80 ai 120 euro, perché, come ti ho detto, nessuno è uguale all’altro.

Mi sembra una cifra ragionevole.

Li hai messi in vendita in qualche modo?

Sì, su Portobello e su eBay.

Nessuna richiesta?...

Sì, da una persona di Bologna, che quando ho scritto che purtroppo doveva venire a ritirarselo non ha più risposto.

Sicché non ne hai venduto ancora uno…

No, uno l’ho venduto: sono riuscito a spedirlo a Mery, una cara ragazza di Ravenna, che aveva visto il leggio su Internet.

Perché, è anche in Internet?

Ho un sito, dove tra le altre cose c’è il leggio.

In quale pagina?

In quella degli “Hobbies”, naturalmente.

Hai bisogno di soldi, visto che vuoi vendere i leggii?

Niente affatto, la sicurezza economica per fortuna ce l’ho; è che mi voglio sbarazzare di quello che mi impedisce di realizzare qualcosa di migliore.

E se non riesci a venderli?...

Allora li regalerò. Perchè il leggio può essere anche un regalo, in questo mondo ed epoca in cui non si sa più cosa regalare in occasione di qualche ricorrenza.

Comunque scommetto che stai male se non li vendi.

Certo che sto male, soprattutto per l’occasione persa di chi potrebbe comprarlo, dovuta alla mia scarsa intraprendenza.

Ma se mi hai fatto intuire che stai facendo di tutto per venderli, dovresti essere comunque sereno.

E’ facile esprimere giudizi quando questi sono rivolti ad altri; quando riguardano noi stessi la questione cambia e ti comporti come quello che viene giudicato, cioè da impotente.

Se, come dici, il prodotto è buono, vedrai che prima o poi lo venderai.

Lo credo anch’io: prima o dopo la gente capirà l’enorme vantaggio…

Sono sicuro di sì.

Perché?

Perché uno lo compro io.

Davvero?!

Certo.

Grazie!

Grazie a te. Ciao inventore.

Ciao compratore.

 

 

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